Natura urbana
Aironi e limicoli nei canali cittadini, gheppi che nidificano nei capannoni dismessi, picchi nei parchi, rospi smeraldini nei giardini, rondini montane che svernano tra gli alti palazzi dei centri storici. Chi avrebbe detto che lo sparviere si aggiri in alcuni giardini urbani di Padova? Nei boschetti delle ville patrizie che impreziosiscono il territorio regionale è possibile osservare decine di passeriformi, ma anche specie ben più preziose come gli allocchi o i barbagianni. C’è un popolo invisibile nelle nostre città, invisibile per molti ma non per gli appassionati naturalisti, sempre attenti a cogliere la presenza di questi preziosi ospiti dei cieli urbani o dei campi di periferia.
Diversi fattori spingono la fauna nelle nostre città; nel Veneto in particolare, dove i contesti urbani mostrano spiccati contrasti – pensate, ad esempio, alla diversità di tessuto abitativo tra Venezia e Belluno, Treviso o Verona –, si può assistere ad incontri davvero inaspettati e, soprattutto, diversificati. Se cormorani, svassi, gabbiani e limicoli sono di casa nella città lagunare, ghiandaie, picchi, colombacci, cince e molti altri passeriformi movimentano i parchi dei centri urbani dell’entroterra.
Tra i fattori di primo piano, la disponibilità di cibo, l’assenza di predatori, le temperature più miti rispetto all’habitat primario della specie, l’atteggiamento sempre più amichevole degli abitanti. L’acqua è sicuramente un forte elemento d’attrazione per cui città e paesi attraversati da canali, torrenti e fiumi mostrano una fauna urbana sorprendentemente ricca e varia.
Ma la situazione non è affatto stabile: è tutto un fluire di cambiamenti, alcuni dei quali persino macroscopici. Chi non ha notato la prepotente presenza urbana di cornacchie grigie e gazze, del tutto assenti qualche decennio indietro dai nostri parchi e giardini? Oppure i colombacci, dal volo rapido e potente, anch’essi pressoché assenti in passato nelle aree urbane? E a molti non sarà sfuggito, un po’ dappertutto, un nuovo ospite, esotico, chiassoso e colorato: il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri). La sua presenza potrebbe in primis suscitare piacere, ma gli effetti – soprattutto con la popolazione in costante aumento – non sono sempre positivi; ad esempio, la specie entra in forte competizione con i picchi e altre specie autoctone per i siti di nidificazione e, se in numero elevato, può arrecare danni non poco rilevanti alle colture (cereali, frutta).
Tra i numerosi arrivi bisogna tuttavia registrare anche un’assenza, evidente persino ai più distratti: la passera d’Italia (Passer italiae) la cui popolazione urbana nell’ultimo decennio ha subito purtroppo un crollo verticale. Non conosciamo con precisione il perché; probabilmente si tratta di un insieme di concause, come la presenza di corvidi, la diminuzione degli insetti e la poca disponibilità di cibo (granaglie) a causa delle nuove e più efficienti pratiche agricole.
Testo di Ioannis Schinezos