La pianura
Nell’immaginario collettivo la Pianura Veneta è un luogo di agricoltura e allevamento, di capannoni, strade e città. Di certo non si associa alla biodiversità, ai paesaggi idilliaci di montagna e mare o al vivere sano lontano dagli inquinanti. Tutta la Pianura Padana è uno dei luoghi con la qualità dell’aria peggiore in Europa, è un dato di fatto. La conformazione geomorfologica non gioca a suo favore; l’intenso sfruttamento del suolo fertile e l’alta concentrazione di attività umane fanno il resto.
Eppure la natura esiste, basta saperla osservare e cogliere. La pianura veneta è solcata da fiumi, ricca di risorgive e disseminata da una fitta rete di canali artificiali che portano la tanto preziosa acqua ovunque. Esistono spazi preservati dallo sfruttamento, filari di siepi, boschetti, che fungono da luoghi sicuri per fauna e flora, che fanno da testa di ponte per la resistenza all’impoverimento.
Le uscite alla scoperta delle campagne venete possono offrire piacevoli sorprese a chi sa guardare ed ha voglia di esplorare.
Ricordo una passeggiata, senza finalità precise, attraverso la campagna coltivata della Bassa Veronese; lo scopo era soprattutto stare nella natura, fare delle osservazioni ornitologiche e magari, se ci fosse stata l’occasione, scattare qualche fotografia interessante. Devo dire che, in genere, le soddisfazioni di fine escursione sono più spesso legate alle immagini che mi restano nella mente, fissate dallo sguardo attraverso le lenti del binocolo. Quella giornata mi è rimasta nella memoria per l’inaspettato comportamento di una poiana, posata sul bordo di un canale, che stava consumando il pasto appena catturato. Mi aspettavo che la preda fosse un roditore; invece si trattava di una rana, preda più adatta ad un airone che a una poiana!
In certe zone la fauna selvatica è talmente abituata al transito delle automobili che il modo più fruttuoso per fotografarla è attraverso il finestrino; in quel caso, infatti, è stato sufficiente tornare indietro e ripassare lentamente a qualche metro da lei, immortalandola senza problemi con il teleobiettivo. Il mio compagno guidava ed io scattavo. Se ci fossimo fermati, anche senza scendere, si sarebbe insospettita per volare altrove. Oggi conservo una bella fotografia come ricordo di quell’inaspettato incontro.
Quando attraversate le sconfinate distese di coltivazioni, non viaggiate distrattamente: tenete gli occhi vigili e cercate quella natura che, nonostante l’ingombrante presenza umana, tenta in ogni modo di resistere. Più persone avranno attenzione per questa natura tenace, più possibilità avremo di darle un futuro.
Testo di Laura Sartor