La laguna Veneta

Asferico 2006 N 23

 Lo sguardo del visitatore della laguna di Venezia si perde alla ricerca dell’orizzonte, dove acqua, terra e cielo si confondono in una successione di linee orizzontali dai confini resi ancor più incerti dalla frequente foschia.

   La vastità della laguna non è solo una sensazione legata all’assenza di un preciso confine dove ancorare lo sguardo; con i suoi 50.000 ettari, la laguna è infatti la più grande zona umida costiera d’Italia e una delle più importanti del mediterraneo. Si estende per 50km lineari tra gli sbocchi fluviali del Sile a Nord e del Brenta a Sud, racchiudendo al suo interno un mosaico di ambienti che la rendono unica.

   E’ protetta dal mare aperto dai lidi, lunghi cordoni sabbiosi formati dai sedimenti trasportati dalle correnti marine nel loro continuo fluire da nord-est verso sud-ovest. In corrispondenza di ciascuna bocca di porto esistevano in passato delle barre sabbiose denominate “bacan”: oggi ne rimane una sola, il Bacan di Sant’Erasmo, che costituisce un’importantissima area di sosta ed alimentazione per decine migliaia di uccelli migratori. Gli ampi specchi d’acqua che coprono circa 15.000 ettari di laguna, individuano la cosiddetta laguna viva.

  E’ l’area con caratteristiche più simili a quelle marine, a salinità elevata e ricca di pesce. Il tracciato dei canali navigabili è segnalato dalle briccole, caratteristici gruppi di pali piantati nel fango. Questa parte della laguna è il regno degli uccelli tuffatori come cormorani, svassi e smerghi.

Allontanandosi dalle bocche di porto, i canali s’insinuano tra le barene, superfici tabulari melmose, ricoperte da vegetazione alofila (che tollera il sale), che vengono sommerse solo dalle alte maree più sostenute. Si formano ai margini dei canali oppure contornano le isole o le barre sabbiose. La “spalla” subacquea delle barene è costituita dalle velme, che emergono solo in caso di bassa marea eccezionale; sono costituite da sedimenti molto fini e sono prive di vegetazione. I canali sono le arterie che trasportano i flussi di marea dal mare a ogni più remoto angolo del bacino lagunare e viceversa, ogni sei ore: i canali principali trasportano le grosse masse d’acqua da e verso il mare; quelli secondari drenano invece le acque dalle aree più interne del bacino lagunare. Infine, i canali di terzo livello, denominati “ghebi ” costituiscono un dedalo di minuscole “‘vene” ramificate che alimentano i flussi idrici delle velme e delle barene.

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